Kuore. La scuola ai tempi di WhatsApp
In questi anni assistiamo con tristezza a cosa sta succedendo alla scuola. Un “obitorio del sapere”, fatta di credenze ossificate e mummificate che imbrigliano docenti, genitori e alunni-cadaveri. Una scuola reclusa in classi senz’aria, di corridoi “dove non si corre”, disinnescata di ogni potenza generativa. Un luogo in cui l’ infanzia è scippata a se stessa. A volte, l’impulso (lo dico anche come insegnante di un istituto professionale) è quello di usare il lanciafiamme. Distruggere l’impalcatura intellettualistica dei suoi contenuti e delle sue attività contro il “primato dei saperi cognitivi”, contro l’emarginazione sistematica e perversa delle facoltà intuitive e immaginative, delle curiosità, della potenza espressiva e creatrice del corpo e delle emozioni.
Certo, immaginare di poter descolarizzare in maniera totale è davvero utopico, e persino poco raccomandabile probabilmente. Ma qualcosa si può fare. Sappiamo che la scuola non ha bisogno di istruzioni, ma di esempi concreti, di idee inattese e…
View original post 491 altre parole
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.