
E ne ricavano come strada un’educazione emotiva capillare in ambito familiare e scolastico.
in controluce c’è sempre inespresso un confronto con la generazione degli scriventi o di coloro che le hanno precedute:
“non hanno più autocontrollo” “sono diventati insensibili a tutto e a tutti”,
ed espressioni simili inducono a pensare che le generazioni precedenti fossero migliori dal punto di vista emotivo, maggiormente competenti.
Fermiamoci un attimo.
Stiamo parlando del novecento?
Il secolo in cui ci si è ingollati la parabola infernale dall’olocausto al consumismo edonista?
Quali generazioni incredibilmente competenti e solide hanno vissuto e sono state protagoniste di questo secolo?
Come educatore sono stato sempre irritato dal confronto al ribasso con le vecchie generazioni
C’è un cortocircuito di pensiero in questo genere di analisi che porta sempre ad individuare incredibili degenerazioni ed apocalittici fallimenti dell’umanità di cui potrebbero essere responsabili le nuove generazioni.
Rimanendo all’educazione emotiva non potremmo per esempio accettare che esiste un cambio di paradigma in atto per cui le vesti ideologiche ed estremamente rigide delle varie morali del 900 non siano più in grado di “contenere” in costumi sociali facilmente riconoscibili ma incredibilmente cristallizati ed in realtà molto privi di competenze relazionali, emotive ed empatiche.
Si imparavano dei riti, rituali e delle procedure. Altro che Life skills.
E quindi sono contento che le nuove generazioni abbiano abbandonato queste pratiche, che siano fortemente disillusi di molti ambiti che gli adulti gli propongono.
Piuttosto che impartire sermoni dovremmo curiosamente e pazientemente cercare insieme a loro a quale salto evolutivo stiamo partecipando o a quale cambio paradigmatico (Kuhn) dobbiamo attrezzarci perchè già in atto.
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